Fringuelli e storni: la controversa delibera della Liguria

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Questa mattina, la giunta regionale della Liguria ha approvato una delibera che ha già acceso un acceso dibattito: stiamo parlando dell’abbattimento di quasi 26.000 fringuelli e oltre 11.000 storni, due specie protette sia a livello nazionale che europeo.

Questa decisione, valida dal 1° ottobre fino al 16 novembre 2025, è stata giustificata con motivazioni legate alla cultura gastronomica locale. Ma cosa si cela realmente dietro a questa scelta tanto controversa?

Le motivazioni della giunta regionale

La delibera fa riferimento ai “piatti tradizionali della cucina rurale ligure” come ragione principale per questa decisione. Ma è davvero plausibile che un piatto tradizionale possa giustificare la caccia a specie protette? Le associazioni ambientaliste non ci stanno e definiscono questa giustificazione “forzata e surreale”.

Non è incredibile pensare che un fringuello, che pesa meno della cartuccia necessaria per abbatterlo, venga cacciato in nome della tradizione? La Lega Abolizione Caccia ha parlato di “una barbarie ingiustificabile”.

Le critiche continuano a farsi sentire. Le associazioni ambientaliste hanno richiamato l’attenzione sul fatto che l’Italia ha già subito sanzioni dalla Corte di Giustizia Europea per violazioni simili. Eppure, la giunta regionale sembra non preoccuparsi affatto, decidendo di proseguire nonostante i richiami da parte della Commissione Europea e della comunità scientifica.

Come si può ignorare una tale pressione?

Le reazioni degli ambientalisti

Le reazioni sono state immediate e cariche di indignazione. Diverse organizzazioni, tra cui Enpa, Italia Nostra e WWF, hanno redatto una lettera congiunta per contestare la delibera, chiedendo un incontro con il presidente della Regione, Marco Bucci. E indovinate un po’? Le loro richieste sono rimaste inascoltate. Gli ambientalisti denunciano che l’uso di valori folkloristici e gastronomici è solo una copertura per una pratica che considerano crudele e priva di fondamento ecologico.

Ma come possiamo accettare che la tradizione giustifichi simili azioni?

Nel frattempo, la Direzione Ambiente della Commissione UE ha ricordato gli precedenti giuridici e le sanzioni europee che l’Italia ha già affrontato. Nonostante ciò, la Regione ha deciso di non tirarsi indietro e ha approvato la controversa delibera, scatenando un’ondata di proteste e minacce di ricorsi legali da parte delle associazioni. È un momento cruciale per la nostra fauna selvatica, non credi?

Un futuro incerto per la fauna selvatica

La questione della caccia in deroga a specie protette solleva interrogativi cruciali sul futuro della fauna selvatica in Liguria e in Italia. Le associazioni ambientaliste avvertono che la decisione della giunta regionale rappresenta un passo indietro nella tutela degli animali e della biodiversità, un tema che dovrebbe interessare tutti noi.

La caccia, giustificata da alcuni come una tradizione culturale, è vista da molti come una pratica obsoleta e crudele. Con il cambiamento climatico e la perdita di habitat, la fauna selvatica affronta già sfide enormi; aggiungere la pressione della caccia sembra davvero non avere senso.

La situazione è in continua evoluzione, e le associazioni promettono di continuare a lottare per la protezione delle specie in pericolo.

In un mondo in cui la biodiversità è sempre più minacciata, è fondamentale che le decisioni politiche siano guidate dalla scienza e dall’etica, piuttosto che da tradizioni che rischiano di diventare anacronistiche. Rimanete sintonizzati per ulteriori aggiornamenti su questa vicenda che promette di tenere banco nelle prossime settimane. Non crederai mai a quello che potrebbe accadere!