Io sto con il made in Italy, parte la nuova campagna

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La campagna “io sto con il made in Italy” è una forte presa di posizione voluta dall’esperto di mass-media Klaus Davi con il sostegno di diverse istituzioni, lanciata in modo ufficiale lo scorso 5 marzo con un convegno ideato dall’onorevole Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura, alla Camera dei Deputati.

Questa iniziativa ha come obiettivo la tutela delle aziende italiane dentro il prossimo parlamento europeo.

Tra le altre persone intervenute troviamo il presidente Federalimentare Ivano Vacondio, il capo di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, il vice presidente di Federvini, Piero Mastroberardino, il coordinatore del Gruppo Tecnico designato al Made In della Confindustria, Paolo Bastianello, l’imprenditrice, Giannola Nonino, alla guida della storica distilleria Nonino.

L’ITALIAN SOUNDING: UN FENOMENO DA CONTRASTARE

L’ITALIAN SOUNDING è un fenomeno che consiste nell’imitazione che può essere di un prodotto, di una denominazione o di un marchio tramite un richiamo di presunta e di conseguenza mai vera italianità. Questo fenomeno inoltre toglie ogni anno circa 300.000 posti di lavoro al nostro amato paese, anche quando a farlo sono aziende operanti in Italia che omettono lo stabilimento di produzione in etichetta o dichiarano di fare “made in Italy” producendo all’estero.

Scordamaglia poi punta il dito contro l’Europa che ha deciso di non schierarsi sull’etichettatura, lasciando spazio a discussioni sull’origine dei prodotti e non tutelando la coppia produttore-consumatore. “Oltre che nella qualità l’Italia deve diventare leader mondiale e modello nella trasparenza in etichetta– sottolinea Scordamaglia – spiegando al consumatore che scegliendo italiano si fa il bene del Paese”.

Un esempio: i recenti accordi di filiera sottoscritti nel settore carne bovina, pomodoro, grano con Coldiretti.

I NOSTRI PRODOTTI ALL’ESTERO

L’export dei nostri prodotti ha visto un incremento dell’81% rispetto al 2007 anno di pre-crisi economica, pensate che a livello industriale siamo al +29% del totale. Nel 2018 sono 42 su 200 i miliardi fatturati dall’export. Numeri spiegati precisamente da Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, che ha poi aggiunto: “Vista la perdurante stagnazione interna, l’industria alimentare italiana deve puntare sulla promozione del Made in Italy all’estero, che rappresenta nel breve periodo l’unico modo per reagire al calo della domanda interna.

Le nostre imprese hanno capito bene questa esigenza: la propensione all’esportazione – cioè il rapporto tra la quota esportata e il fatturato totale – per l’industria alimentare ha raggiunto nel 2018 il 23,5%, un incremento di 10 punti percentuali rispetto alle incidenze export-fatturato registrate all’inizio del decennio scorso”.

Il nostro patrimonio enogastronomico è uno dei migliori al mondo non ci resta che valorizzarlo combattendo le imitazioni e diffondendo il più possibile i nostri prodotti all’estero, dove invidiano essi non solo per la bontà e la genuinità ma anche per la garanzia di sicurezza e salubrità.

Diamoci da fare insomma #iostoconilmadeinItaly.