Scandalo in DOP: ecco cosa accade nel riso Arborio

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Nel cuore della DOP, qualcosa di molto serio si sta preparando.

Mentre i cittadini di Arborio si oppongono fermamente a un piano che prevede la costruzione di un allevamento intensivo di galline, i produttori locali sembrano rimanere in silenzio. Ma ci rendiamo conto di quanto questa situazione sia inquietante? E quali scenari si prospettano per un’eccellenza italiana come il riso Arborio?

Un progetto controverso

Immagina di vivere in un paesino che vanta una tradizione agricola secolare, dove il riso Arborio è il vero protagonista delle tavole.

Eppure, la tranquillità di Arborio è minacciata dall’arrivo di due enormi capannoni destinati a ospitare ben 275.000 galline ovaiole. La Società Agricola Bruzzese, attiva dal 1968, ha ottenuto il via libera per questo progetto, nonostante le vibranti proteste di attivisti e cittadini. Ma come è potuto succedere tutto ciò?

La risposta si trova nel 2022, quando il consiglio comunale ha deciso di rimuovere i vincoli di inedificabilità dell’area agricola.

Una scelta che, col senno di poi, appare davvero discutibile. La tempistica della richiesta per avviare i lavori, presentata solo cinque giorni dopo la delibera, ha sollevato non pochi sospetti e ha portato alla formazione del Comitato Riso, composto da residenti e attivisti che chiedono giustizia. La domanda che sorge spontanea è: siamo disposti a sacrificare un patrimonio come il riso Arborio per un progetto così controverso?

Le conseguenze dell’allevamento intensivo

Qui non si parla solo di un paesaggio agricolo, ma anche di ecosistema e salute pubblica. L’allevamento intensivo comporta una produzione di circa 9.000 metri cubi di letame all’anno, che verrà smaltito da un’azienda esterna. Purtroppo, questa gestione dei rifiuti potrebbe trasformarsi in una vera e propria bomba ecologica, causando effluvi maleodoranti e gravi emissioni di ammoniaca. E le conseguenze? Devastanti per l’ambiente e per la qualità del riso, un aspetto che non possiamo permetterci di ignorare.

Già associazioni come Legambiente e Greenpeace si sono mobilitate contro questa situazione, mettendo in luce i rischi legati alla diffusione dell’influenza aviaria e ai danni permanenti ai terreni. Proteste e attivisti incatenati al cantiere sono solo alcune delle manifestazioni di dissenso che stanno avvenendo in queste settimane. Ma ci stiamo davvero rendendo conto di cosa potrebbe succedere se non interveniamo?

Il silenzio assordante dei produttori

Ma in tutto questo caos, c’è un silenzio che colpisce: quello dei produttori di riso.

Nonostante la gravità della situazione, nessuna voce si è levata in protesta. Questo silenzio è davvero sconcertante. Perché l’industria risicola non sta prendendo posizione contro un progetto che potrebbe avere ripercussioni così gravi per la loro stessa attività?

È un momento critico per il riso Arborio, e la mancanza di reazioni da parte dei produttori potrebbe costare caro. Se non si agisce ora, il rischio è che questo riso, simbolo di un’intera tradizione culinaria, si trasformi in un riso amaro, compromettendo il futuro di una delle più grandi eccellenze italiane.

Non credi che sia giunto il momento di far sentire la propria voce?