Manuel Saraceno, lo chef che unisce cucina e rock: il successo di “Cook and Rock” su GialloZafferano

Manu Cook and Rock sui social, Manuel Saraceno sulle carte. Scopriamo chi c'è dietro ad uno dei sorrisi più autentici e allegri di GialloZafferano. 

Nel corso della sua vita, Manu si è sempre dedicato a quello che più lo appassionava, rendendo un po’ suoi tutti gli interessi che via via scopriva di avere. Dopo dieci anni nei celebri corridoi della Lucky Music, rinomato negozio strumentale a Milano, ha deciso di partire e di viaggiare, scambiando lezioni di musica in cambio di ospitalità.

All’estero, racconta il foodbolgger, ha però scoperto di avere talento non solo sul palco ma anche dietro ai fornelli! Assaggiare sapori ogni volta nuovi e sperimentare in cucina con lievitati e piatti complessi lo ha portato nel 2011 a girare i suoi primi video per GialloZafferano: da qui, uno strepitoso avvio di una carriera unica ed eccezionale.

Manu Cook and Rock. Un profilo per raccontarsi

Dopo aver iniziato la sua collaborazione con GialloZafferano, dal 2012 Manu ha deciso di aprire un proprio profilo social, muovendo i suoi primi passi su Instagram con il profilo manucookandrock, seguito ora da più di 95mila followers. È qui che racconta le sue ricette in modo semplice e divertente, coinvolgendo il vasto pubblico con la sua carismatica personalità e le sue scelte musicali, mai lasciate al caso.

Il tuo progetto unisce cucina e musica: come si è sviluppata questa idea e cosa significa per te “Cook & Rock”?

Prima di indossare il grembiule e affilare coltelli suonavo in giro per l’Italia con la mia Fender Stratocaster. Penso che musica e cucina siano due mondi paralleli fatti di suoni, colori e gusti che vanno bilanciati sapientemente.

Se non potessi più cucinare né suonare, con quale nuova arte ti reinventeresti e perché?

Mi piacerebbe fare da cavia come tester per hotel/villaggi nel mondo. Io in pratica sarei in incognito per conto di tal dei tali agenzia di viaggio, assaggio il cibo, conosco lo staff, tutto però come se fossi un normale cliente. Poi torno e racconto cosa va e cosa non va in quel villaggio. Mi sa che esiste già questa figura no?

Sei un cuoco autodidatta: qual è stato il tuo percorso, da dove sei partito e cosa ti ha motivato?

Quando sono andato a vivere con la mia fidanzata dell’epoca, mi ritrovai davanti ai fornelli senza saper nemmeno fare un sugo di pomodoro. Allora ho cominciato a seguire Jamie Oliver e il suo programma “Jamie at Home”, in questo modo ripassavo il mio inglese e nel frattempo lo copiavo con risultati più o meno soddisfacenti. Anche grazie a GialloZafferano ho capito che preparare la besciamella in casa era meglio di quella comprata al supermercato.

Come riesci a bilanciare vita da papà, passione per la musica, cucina e presenza sui social? I tuoi figli hanno un piatto preferito che prepari solo per loro?

Ci sono settimane senza che posti niente, non mi va di pubblicare se non ho niente da dire. Il tempo che dedico a Cristian e Leonardo è alla sera e durante il week end, quindi per il mio profilo rimane ben poco.

Manu in cucina. Dalla vocazione innata a GialloZafferano

Manu e la cucina, una selezione naturale che lo ha portato a farsi conoscere e apprezzare anche dai fornelli di GialloZafferano.

In che momento hai capito che “Manuel cuoco” era più forte di “Manuel musicista”? È stata una scelta o un’esplosione naturale?

L’ho capito quando ero più preoccupato dei lievitati in frigo che delle corde vecchie della chitarra da cambiare. È stata una selezione naturale senza forzature, quello che mi lascia a livello di sensazioni una serata a suonare non è però paragonabile ad una serata come chef privato. Gli applausi del pubblico, il sound check o soltanto la birretta con il gruppo prima del live sono situazioni uniche e non paragonabili.

Come è nata la collaborazione con GialloZafferano? Hai un rituale personale – anche assurdo – che fai prima di iniziare a girare un video per GialloZafferano?

Con il mio gruppo abbiamo girato un videoclip a scopo di beneficenza proprio a GialloZafferano, nella sede vecchia. Nella cover di “All I Want for Christmas is You” c’è Sonia che ci dirige in cucina. L’ho conosciuta lì e le ho subito detto che volevo lavorare per lei e così è stato.

Quali sono gli errori più comuni che la gente fa quando si cimenta con impasti e lievitazioni?

Troppa fretta di ottenere prodotti da forno perfetti. I social ci fanno credere che ormai nessuno sbagli più, invece dietro una focaccia giusta ci sono tanti errori.

Qual è il piatto che ti rappresenta di più?

Riso saltato con pollo e gamberi. Sapido, dolce, piccante, croccante e agrumato. Lo mangerei ogni giorno.

C’è un ingrediente che detesti, che non useresti mai nemmeno sotto tortura?

L’alloro. Sento il suo odore a chilometri di distanza. Odio vero.

Se dovessi cucinare per un artista rock famoso, chi sarebbe e cosa prepareresti?

Preparerei a David Gilmour, secondo me il più grande chitarrista nell’universo, dei biscottini e un buon the all’inglese. Ma penso che non parlerei perché sarei immobilizzato dall’emozione.

Se ti offrissimo una settimana per cucinare in una location folle (una nave, un monastero, un festival), dove andresti e cosa prepareresti?

Mandatemi a Glastonbury così posso coronare due sogni. Uno che è quello di partecipare a quel festival, e due di preparare dei panini per migliaia di persone. Magari migliaia son troppe però eh.

Quali sono i tuoi obiettivi futuri? Hai in programma nuovi progetti o collaborazioni? Hai mai pensato a un progetto tuo fuori da GialloZafferano? Se sì, puoi spoilerare il titolo o il concept?

Mi piacerebbe tanto portare nei locali un concept di cooking show mentre la band sotto suona al ritmo della canzone.

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