La riscoperta delle tradizioni culinarie a scuola

A Venafro, un progetto scolastico riscopre le tradizioni culinarie locali, coinvolgendo attivamente i bambini.

Alla scuola Don Giulio Testa di Venafro, un’iniziativa innovativa sta riportando alla luce i piatti tipici del patrimonio etnogastronomico molisano. Il preside Marco Viti spiega come l’educazione civica sia stata legata alla scoperta delle tradizioni culinarie locali, un aspetto fondamentale per conoscere e apprezzare il proprio territorio. Questo progetto, dal nome Vita e Vite nelle cucine molisane, è stato avviato in collaborazione con l’Accademia Italiana della Cucina e l’Associazione Italiana Sommelier del Molise, ed è un tentativo di valorizzare l’immenso patrimonio gastronomico che rischia di essere dimenticato.

Un percorso educativo coinvolgente

Il progetto si rivolge agli alunni delle classi quarte della scuola primaria e prevede attività pratiche che spaziano dalla raccolta delle olive a laboratori di degustazione di olio. Inoltre, gli studenti hanno condotto ricerche sulle ricette tradizionali, intervistando nonni e anziani del paese, creando fumetti e un ricettario digitale. Tra le ricette riscoperti ci sono la Polenta e Caurariegl’, il Baccalà alla m’ntanara e gli Sciusc’. Viti spiega: “Questo percorso è stato integrato nelle materie scolastiche, specialmente nell’educazione civica, per esplorare il nostro territorio attraverso il cibo e le sue ricette”.

La storia dietro i piatti tipici

I bambini hanno avuto l’opportunità di conoscere la storia dell’olio molisano, in particolare quello prodotto dall’oliva autoctona Aurina. La cucina tradizionale venafrana è un racconto di semplicità e ingegno, legata ai cicli agricoli. Ad esempio, la Polenta e Caurigli, fatta con farina di mais rosso, era storicamente cotta nel paiolo sul fuoco vivo e mescolata con un bastone tipico. Questa pietanza è spesso condita con olio, aglio e caurigli, una varietà locale di broccolo.

Ricette che raccontano una storia

Un’altra specialità è il Baccalà alla m’ntanara, un piatto che si prepara in concomitanza con la spremitura dell’olio, da novembre a gennaio. Questo piatto era consumato dai lavoratori dei frantoi, e il suo nome deriva proprio da questa tradizione. Infine, i Sciusc’, dolcetti fritti realizzati con avanzi di pasta di pane, profumati con bucce di agrumi e rosmarino, sono legati ai canti popolari di San Silvestro. Queste ricette, ora quasi dimenticate, rappresentano un legame con le generazioni passate.

Un progetto che coinvolge il territorio

Il progetto ha coinvolto circa un centinaio di alunni e alunne delle classi quarte e quinte, e quest’anno si è deciso di estenderlo anche a studenti di tre istituti alberghieri del Molise. Questi ragazzi verranno a Venafro per cucinare i piatti tradizionali, permettendo agli alunni di assaggiarli. Un evento di degustazione è in programma il 28 maggio presso il ristorante dell’Hotel Dora di Pozzilli, dove famiglie e bambini potranno partecipare a questa celebrazione gastronomica.

Un contest per stimolare la creatività

Il percorso si concluderà con un contest non competitivo, in cui gli studenti degli istituti alberghieri prepareranno due piatti simbolo della tradizione venafrana: la polenta con i cavrigl’ e il baccalà alla m’ntanara. Le squadre presenteranno sia la versione tradizionale che una loro rivisitazione creativa. I piatti saranno assaggiati da una commissione di esperti, composta da accademici, giornalisti e cuochi, che valuteranno le preparazioni.

Valorizzare la tradizione attraverso l’innovazione

Marco Viti sottolinea che non si tratta di una competizione nel senso classico, ma piuttosto di un’opportunità per valorizzare l’impegno degli studenti e stimolare la curiosità del pubblico. L’obiettivo è rendere accattivante la cultura gastronomica locale, integrando tradizione e innovazione. “Crediamo sia fondamentale trasmettere le usanze e le tradizioni del passato affinché non vengano dimenticate”, conclude Viti. Questo progetto rappresenta un esempio di come la scuola possa essere un luogo di apprendimento non solo accademico, ma anche culturale e gastronomico, contribuendo a preservare un patrimonio inestimabile per le future generazioni.

Scritto da Staff

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