Come riconoscere il tartufo cinese: guida e consigli

Il tartufo cinese è molto pericoloso, per la salute e per l'ambiente. Ecco perchè è molto importante riuscire a riconoscerlo.

La stagione del tartufo è iniziata e così anche le numerose truffe ai danni degli acquirenti. Già da molti anni, nei banchi delle famose fiere e dei mercati italiani, sono presenti i temuti e pericolosi tartufi cinesi. Quest’ ultimi, denominati anche tuber indicum, vengono spesso confusi con i nostri tuber melanosporum ovvero i pregiati tartufi neri. E’ molto importante, quindi, capire come riconoscere il tartufo cinese prima di acquistare.

Differenze tra tartufo cinese e italiano

Le specie sono simili, ma le principali differenze si possono notare soprattutto nel gusto. Alquanto insapore e pungente, il tartufo cinese è privo di odore se paragonato ad altri tartufi di qualità, anche la venatura interna è inesistente.

La sempre maggiore richiesta, ha portato i venditori a rifornirsi del prodotto in un paese come la Cina dove il tartufo non viene consumato dalla popolazione ma è utilizzato come alimento per i maiali. Le provincie che esportano maggiormente sono lo Yunnan con un una percentuale del 50% e il Sichuan per il 30 %, il restante 10% arrivano dal Tibet. Ma la domanda che tutti si pongono è: Come è possibile riconoscere i tartufi cinesi da quelli italiani e che rischi si corrono nel consumarli?

tartufo italiano

Come riconoscere il tartufo cinese

Il tuber indicum presenta un corpo fruttifero molto simile al nostro tuber melanosporum ma, se osservato attentamente, si possono vedere delle verruche (sporgenze) più tronche e piatte che lo fanno sembrare quasi levigato. Inoltre, appena percettibile ad occhio nudo, si può notare una zona usurata quasi sugherosa.

Per ulteriori accertamenti molto spesso è richiesta un’analisi più dettagliata tramite microscopio. Per quanto riguarda la gleba, ha un colore beige grigiastra che diventa nera in quelli maturi e la principale differenza si nota soprattutto nelle venature poco fitte tendenti al rosato pallido o marroncino chiaro.

Il tartufo cinese è praticamente inodore e se viene posto accanto ad altri tartufi più pregiati tende ad assorbine l’aroma e mantenerlo anche dopo un’ora. Per questo motivo molte persone tendono spesso a confonderlo.

Il sapore è praticamente impercettibile e a tratti pungente. La consistenza inoltre è gommosa. Per concludere, al tatto, la maggior parte delle volte, si può percepire la gommosità della scorza. Nel tartufo italiano la scorza invece è coriacea.

I principali rischi del tartufo cinese

Il tartufo cinese, oltre ad essere particolarmente inodore e insapore, comporta numerosi rischi per la salute, per la nostra specie e l’economia. In Cina, come risaputo, non vigono le stesse norme di sicurezza alimentari italiane e si utilizzano quindi numerosi prodotti chimici vietati nel territorio nazionale.

Per riprodurre lo stesso odore del tartufo italiano, viene addizionata una sostanza chimica derivata dal petrolio: il bismetiltiometano. Nel caso in cui il tuber indicum venga invece coltivato in Italia, ciò porterebbe ad un grosso impatto sulla biodiversità, poiché è una specie altamente invasiva e potrebbe ibridarsi anche con colture vicine. Oltre al danno sulla salute e sulla biodiversità, si deve tenere in considerazione anche il danno di natura economica.

La sempre più grande richiesta, da parte del mercato italiano, di tartufi cinesi a buon prezzo, ha fatto calare il prezzo del tartufo nero al Kg. Molti commercianti truffaldini inoltre tendono a spacciare o addirittura mescolare il tuber indicum e il tuber menalosporum e venderli allo stesso prezzo. Per questi motivi è quindi molto importante riconoscere la differenza tra le due specie di tartufi e cercare di non farsi ingannare dalle sembianze e dall’odore emanato.

Scritto da Redazione Online
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