Gli usi del Trentingrana in cucina

In questo articolo esploriamo gli utilizzi in cucina della Trentingrana.

L’Italia è rinomata in tutto il mondo per la sua produzione agroalimentare: dalla pasta passando al vino e ai diversi prodotti ortofrutticoli.

Particolarmente pregiato il comparto che interessa i prodotti caseari, diversi da regione a regione, dove sono pensati in linea con le caratteristiche del territorio, l’elemento che fa la differenza nella qualità e nei procedimenti adottati.

Una regione che si distingue per la prelibatezza gastronomica è il Trentino, famoso in tutta Europa, oltre che per i paesaggi alpini e i panorami suggestivi delle Dolomiti, per l’ospitalità calorosa e la gastronomia d’eccellenza.

In questo articolo ci concentriamo su uno dei suoi formaggi più interessanti e versatili in cucina: il Trentingrana, prodotto all’interno di 16 caseifici della provincia di Trento riuniti in un unico consorzio. Il tutto a base di materia prima locale e seguendo elevati standard di qualità.

Le caratteristiche del Trentingrana

Ma cos’è, in effetti, il Trentingrana? E quali sono le sue caratteristiche?

Si tratta di un formaggio realizzato a partire da solo latte di montagna trentino, proveniente da circa 650 allevatori, i quali si occupano con grande cura del benessere delle proprie mucche, in buona parte brune alpine.

Gli animali sono alimentati unicamente a base di erba fresca, fieno e mangimi Ogm free: la base del formaggio è quindi naturale, sostenibile, rispettosa dell’ambiente e di chi lo abita.

Sia il latte che il formaggio sono prodotti ogni giorno. Alla mungitura della mattina viene unita quella della sera precedente, lasciando il latte a riposo la notte e togliendo la panna affiorata la mattina presto.

La qualità del Trentingrana è garantita, tra le altre cose, dal Marchio Qualità Trentino, facilmente distinguibile all’interno del nuovo packaging. La tracciabilità e i controlli sono rigorosi, interessano tutte le fasi della produzione, in linea con il rigido disciplinare e il regolamento specifico di produzione.

Latte, sale e caglio: soltanto questi gli ingredienti adoperati dai Maestri casari che realizzano il Trentingrana, a fronte di una stagionatura che va dai 18 ai 30 mesi, e oltre, e che porta a forme aventi il peso di circa 38 kg per un totale di 500 litri di latte ciascuna.

Le qualità del Trentingrana

Il Trentingrana è un formaggio nobile e naturalmente privo di lattosio per il suo naturale processo di produzione (con galattosio inferiore a 10 mg / 100 g). Dal punto di vista nutrizionale si caratterizza per l’importante contenuto di calcio, proteine e vitamine, specialmente quelle A e D.

Si caratterizza per la crosta dura e liscia, dal colore giallo piuttosto scuro, la pasta granulosa che si rompe a scaglie una volta incisa con il coltello. L’occhiatura è assente, mentre il sapore, armonioso, dolce e non piccante, rende questo prodotto caseario adatto a tutti, sia al palato sia per le diverse diete.

Questi i valori nutrizionali del Trentingrana su una grammatura di 100 gr:

  • Energia: 398 kcal.
  • Grassi: 29 g
  • Acidi grassi saturi: 18 g
  • Carboidrati e zuccheri: 0 g
  • Sale: 1,5 g
  • Calcio 1165 mg
  • Fosforo: 690 mg

Vediamo adesso in che modo utilizzare questo formaggio in cucina, noto come il cugino di montagna del Grana Padano (rappresenta infatti la specificità territoriale trentina della DOP Grana padano), dal gusto unico, prelibato e pensato, come vuole la tradizione autentica della regione, sostenibile, rispettoso e genuino.

Come utilizzare il Trentingrana in cucina

Quando si gusta il Trentingrana si sente come prima cosa il sapore della montagna, con i profumi del fieno e dell’erba, una nota in sottofondo che ricorda i pascoli dolci e i panorami che le mucche vedono ogni giorno.

Si sente un equilibrio perfetto tra sapidità e dolcezza: un tratto che rende questo formaggio perfetto per accompagnare le pietanze di tutto il pasto, dall’antipasto fino al dessert.

Il Trentingrana è buono da solo, in un tagliere con formaggi misti e salumi, oppure come ingrediente all’interno di tante ricette. Sta bene accostato agli spinaci, ai carciofi, allo speck naturalmente, in piatti classici come quelli più tipici della tradizione trentina, dai canederli agli strozzapreti.

Si presta inoltre nei secondi, a base di carne come di pesce, accostato ad esempio alla spigola, e nelle torte salate.

Ama la pasta, anche quella al pomodoro dove una sua grattugiata permette di portare quel sapore in più, e i risotti (ai funghi, al radicchio, agli asparagi, ecc. ecc.), persino i dolci. È adatto infatti a essere inserito in strudel, biscotti e mousse.

Scritto da Redazione Food Blog
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